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Comunicare

​Sono sempre stato poco espansivo. Sono nato e cresciuto poco espansivo.

Ho sempre rivolto più attenzioni all’essenziale tralasciando l’ovvio e le parole di circostanza. Probabilmente questo atteggiamento cela una difficoltà nel relazionarsi con gli altri; la timidezza e la paura di sbagliare hanno fatto il resto.

Non sono mai stato incentivato al dialogo e via via questa mancanza ha contribuito a creare la mia struttura. Talvolta è risultata un pregio, altre volte un limite. Un limite che mi ha impedito, attraverso l’ovvio, di aprire nuovi rapporti e relazioni con gli altri facendomi apparire come schivo, superbo, menefreghista e distaccato.

Un limite che non mi ha reso completo. Mi ha proiettato sempre all’essenziale ed alla sostanza, alla “Polpa”. Ma nella vita bisogna prendere “Polpa e Osso” applicando la saggia capacità di discenderne sostanza e complemento.

Tutto serve, tutto fa. Tutto!

 

Anche il carattere forte certamente non ha aiutato. Ha rappresentato quel valore aggiunto ma in negativo.

Ben inteso, non parliamo di un solitario o di un orso; piuttosto di uno schivo che immerso nella sua razionalità e nei suoi pensieri ha sempre dato l’immagine del severo e burbero. Insomma una persona che vista da fuori incuteva timore e rispetto.

Non so come identificare questo aspetto caratteriale o come collocarlo nella curva della mia vita; certamente è in netto contrasto con la mia mente, le mie emozioni e i miei sentimenti. Un bel match oserei dire, dove sul ring si affrontano l’esteriore e l’interiore.

Tutto questo l’ho focalizzato a posteriori con l’avanzare dell’età, l’avvento della maturità e le esperienze di vita maturate nella seconda giovinezza.

 

Nel tempo ho plasmato in meglio i pensieri e le azioni che ne derivavano ottenendo buoni risultati, pur nella consapevolezza che è difficile eradicare o cancellare quello che è insito in me.

Grazie al lavoro ed alle situazioni che questo creava, sono riuscito ad essere più loquace; addirittura spiritoso, ironico e finto autolesionista.

Ho imparato a conversare con persone che esprimevano stati sociali, lavorativi ed umani tra i più diversificati.

Ho applicato le mie conoscenze tecniche e culturali, di persone e di vita, sostenendo appieno le conversazioni. Ho imparato a rispettare le circostanze, a non oltrepassare mai il mio livello rispettando e riconoscendo quello degli altri. Ho imparato a parlare tanto e di tutto senza dire o far capire niente. Ho imparato a riconoscere l’importanza del momento nel contesto dove mi trovavo e delle persone presenti. Tutto ha un perché.

Ogni persona, ogni cosa, esprimono un significato e uno spessore proporzionato alla situazione contingente.

Decodificare il momento. Oggi mi è naturale farlo sia nelle parole e nella dialettica che nei comportamenti.

Perché non siamo tutti uguali. Facciamo finta di esserlo, dobbiamo far finta di esserlo. Ma tutti siamo consapevoli che così non è.

Il dolce inganno delle apparenze dove si recita con dovizia; alcune volte sapendo di bleffare, reggendo il gioco in modo reciproco, consapevoli di ciò che si fa.

Il momento richiede, nel momento si fa.

Nella mia mente sono sempre attuali ed eloquenti il titolo e la trama di un film italiano :“Io so che Tu sai che Io so…

Tutte le esperienze maturate nel percorso di vita mi hanno sgrezzato, migliorato e reso migliore. Ho compiuto notevoli passi in avanti ma sono consapevole che vi sono ancora parti da smussare per arrivare alla perfezione.

Sempre alla ricerca della perfezione!

Una perfezione che non trovo e non troverò mai perché è sempre un passo davanti a me.

 

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